MY ESCAPE
dicembre 25, 2015
Stavo fuggendo da tutto. Non mi voltai
mai indietro a guardare cosa stavo lasciando e chi avrei ferito.
Forse ero avventata, ma non riuscivo
più a trovare il lato positivo nelle cose, nelle persone e nella vita. Non riuscivo,
nemmeno, a trovare il lato positivo in me stessa. Mi sembrava tutto sbagliato,
come se non facessi più parte di quel posto. E molto probabilmente non ne avevo
mai fatto parte.
Allora scappai. Sicuramente sbagliai, ma
restare mi risultava impossibile. Avevo bisogno di tornare a vivere, a
respirare; e non potevo farlo in un posto dove ogni giorno mi ricordava quanto
fossi inadatta. Fuggì in una notte stellata, dove si poteva sentire il lieve
fruscio del vento che soffiava. Scappai in silenzio, senza far rumore.
Quella notte mi sembrò di tornar a
respirare dopo tanto tempo; i miei polmoni inalarono aria nuova e il mio corpo
fu pervaso da brividi. Ritornai a vedere il mondo, a vederlo senza un alone di
oscurità che lo contornava da mesi. Tornai a udire i rumori della notte; c’era
un leggero e vivace brusio di sottofondo, come il canto di un usignolo. Mi
sembrò di rinascere dalle ceneri, più forte e consapevole di quello che mi
aspettava là fuori.
Mi ritrovai a camminare per le strade
della città, e tutto iniziò ad acquistare significato. Riuscì ad intravedere
risposte, che si erano sempre nascoste furtivamente lontano da me. Da questa
notte sarebbe cambiato tutto e sapevo cosa avrei dovuto fare, ma la paura era
presente in ogni mio respiro. Paura di non essere in grado di farcela, di
fallire e dover ammettere la mia sconfitta. Non so per quanto camminai, ma
camminai molto, con il volto che guardava il cielo stellato e il corpo che
riprendeva a vivere. Mi ritrovai davanti alla stazione, non sapendo come fossi
giunta lì. Non distava molto da casa mia, ma ero quasi certa che stessi andando
nella direzione opposta. Forse era un segno, anche se non credevo molto a queste cose, ma alla fine
quale modo migliore di iniziare se non farlo in un posto dove nessuno sapeva di
te? Partire e andare verso un’ altra città, non sembrava una brutta idea. Avrei
potuto rinunciare e tornare indietro, ma non lo feci. Non ero più disposta a
rinunciare a quello che volevo con tutto il cuore. Così lo feci. Feci l’errore
di seguire il cuore e non ascoltar la
ragione. “ Errore” perché in passato, ascoltare il cuore, non mi aveva portato
a nulla di buono. Ma questa volta era diverso. Io ero diversa. Avevo imparato
la lezione e sapevo i rischi a cui andavo incontro, ma sapevo anche, che questa
sarebbe stata l’ultima possibilità che ero disposta a concedermi. “O la va o la
scappa”, pensai.
Comprai il biglietto per il primo
treno che era diretto verso l’aeroporto. Avrei dovuto attendere mezz'ora e
sarebbe partito, quindi mi diressi verso la fermata del mio treno. Mentre
camminavo, ebbi come l’impulso di dover iniziar a correre. Corsi, come se mi
stesse terminando l’ossigeno e non avrei potuto respirare finché non fossi
stata sopra al treno. Corsi come non mai. Non ero per niente una sportiva, io e
lo sport siamo sempre stati due poli opposti; ma quella sera, nel bel mezzo
della stazione semivuota, con il borsone sulle spalle, corsi a per di fiato.
L’aria fredda, mi arrivava in pieno volto, accarezzava e scompigliava i miei
capelli indomabili.
Arrivata davanti al treno, salì e mi
sedetti al mio posto. Guardavo fuori dal finestrino, e sulle note di “Alive” di
Sia, iniziai a ripensare a come tutto
fosse successo così in fretta, a come ero stata avventata a prendere le decisioni.
Ma non mi sentì in colpa per la decisione che avevo preso. E fu una sensazione
davvero strana.
Sapevo che, pur non sentendomi in
colpa, le mie azioni avrebbero sicuramente ferito delle persone, a cui avevo
lasciato solo un misero biglietto, con su scritto:
<<Sono partita, come avrai
potuto benissimo constatare da solo. Non preoccuparti, starò bene… mi dispiace
di essere stata l’ennesima delusione… a quanto pare non so far’ altro. Spero
che un giorno mi perdonerai, ma se sono stata portata a far questo vuol dire
che non c’era altra soluzione.. e credimi l’ho cercata in ogni angolo senza mai
trovarne traccia. Mi dispiace, ma ho bisogno di veder cosa c’è al di fuori di
qui.. devo allontanarmi, ma non dubitare, tornerò quando sarò riuscita a
ritrovare me stessa. Ho bisogno di andare alla ricerca.. di qualcosa, anche se
non so ancora bene cosa. Ciao.
-A.>>
Questo era stato il mio ultimo
messaggio; rileggendolo mi sembrò così tanto sbagliato.. eppure giusto.
Il treno partì, e con se porto tutti i
ricordi che erano diventati segni indelebili nella mia mente e nel mio cuore. I
pensieri nella mia testa erano così confusi che non riuscivo a pensare, ma
sentì perfettamente il rumore del mio cuore mentre si lacerava. Sentì gli occhi
inumidirsi, ma non riuscì a piangere.
Ogni lacrima non versata, si trasformava in una fitta per il corpo inerme. Mi
ritrovai a osservare per l’ultima volta il paesaggio; e per la prima volta mi
parve di cogliere la sua bellezza. Mi incantai in quella meraviglia e iniziai a
pensare a come mi stavo lasciando tutto alle spalle, in una sera più dura del
solito. Dove avevo trovato il coraggio di farlo davvero?.. ma la risposta era
una e sola: lo avevo fatto. E pensai che era questa l’età per essere egoisti,
non dar conto a nessuno delle proprie azioni, anche se sarebbero risultate
sbagliate; perché l’unica persona con cui, alla fine della partita, dovrai fare
i conti sarai solo te stesso. Non volevo più aver paura di vivere, di
rincorrere quello che bramavo con tutto il corpo. Avrei avuto un nuovo inizio;
sarei stata una persona diversa. Una persona nuova.
In breve tempo, mi ritrovai alla mia
destinazione e mi diressi, con decisione, verso l’entrata. Mi diressi per far
il biglietto, non avendo la più pallida idea di dove sarei andata. Il primo
volo disponibile era quello per Londra, fui davvero sollevata perché l’adoravo
come città e non mi dispiaceva passarci un po’ di tempo. Dopo aver pagato il
biglietto e aver fatto il check-in, mi diressi verso il gate. Era strano
camminare per l’aeroporto con la consapevolezza che sarebbe cambiato tutto e
non fui più così tanto certa di potercela fare, ma se non avessi provato sarei
rimasta per sempre con il rimpianto. Superato l’imbarco, salì sull'aero e presi
un profondo respiro. Era successo tutto in fretta, e non mi sarei più tirata
indietro. Non ero più la ragazza piccola, indifesa, che non poteva farcela. Non
lo ero più…. E questa non era una triste fine, ma solo un punto di partenza.
0 commenti