Memories

aprile 02, 2016

Mi ritrovo ancora in questa città fantasma. Dove le strade sono deserte e dove nessuno mette più piede da anni. Dove prende vita tutto quello che avevo lasciato e ormai dimenticato. Cammino tra le strade, colme di rimpianti, sogni accucciati nei vicoli bui. In giro per la mia città i ricordi ritornano ad essere vivi. Cammino senza sosta, alla ricerca di una svolta; ma  ormai con la speranza ammassata nelle tasche del giubbotto. L’aria è pungente e tutto risulta cupo e triste. Probabilmente abbandonato da secoli… ma una figura brilla, in mezzo a quel nulla eterno. Brilla di luce propria, così fragile e debole; tenta a passi stentati di raggiungere una panchina. Mi sembra familiare, ma i ricordi sono sfocati e deboli, da far sembrare impossibile l’idea di tornar a rammentare quei ricordi. La seguo verso un vecchio albero; sembra una vecchia quercia centenaria e penso di trovarmi dentro al parco della città.. ma tutto sembra irriconoscibile. Ma quel posto lo conoscevo, e capisco di non poter più fuggire dal mio destino. Era il luogo in cui incontrai lui, per la prima volta. Dove imparammo a conoscerci, in cui gli confidai i miei più intimi segreti. Il posto in cui lo trovai in una sera più dura del solito.. dove il dolore è troppo forte e l’unica cosa di cui hai bisogno è: scappare. Restammo lì a parlare fino all’alba; fino a che, nella immensa bellezza dell’alba, lui mi diede il nostro primo bacio. Diventò il mio luogo preferito… dopo le sue braccia. Il luogo in cui ho passato i giorni migliori della mia vita. Che mi hanno portato alla fine.. alla fine di tutto. Il luogo dove, un giorno di sole, lui sparì. E non tornò.. e tutto scomparve con lui. Che fosse una nevosa giornata di gennaio o una soleggiata giornata di maggio, non riusciva a fare più differenza, perché lui era riuscito a portar via tutto. Riemersi dai ricordi, e mi accorsi che l’aura di quella debole figura era accartocciata sopra la panchina, ormai arrugginita.  Mi sedetti al suo fianco e quando riuscì ad intravedere il suo viso, notai che aveva delle strette somiglianze con me… ma con tratti più spenti e lo sguardo vuoto e cupo. Senza esitare, iniziò a parlare : << Sai… ci piaceva venire qui, anzi, lo adoravamo perché eravamo certe che incrociando il suo sguardo tutti i problemi sarebbero scomparsi. Ed era vero, almeno, per tutto il tempo che eravamo con lui, niente aveva più importanza. C’era solo lui. E noi.. ed era bella la sensazione che ci provocava un suo semplice sorriso.>>. Mi guardò con gli occhi di chi sa ciò che non potrà più tornare, ma riesce a raccontarlo con un lieve sorrise. <<Volevamo che durasse… durasse per sempre, o almeno un altro po’>>, e sembrò che delle leggere lacrime iniziassero  a scendere dal suo viso pallido. << Sembri forte, credi di poter superare tutto… ma ti sbagli. Ci abbiamo provato, senza sosta.. ma non ci siamo riuscite. Sono la persona che diventerai. Ferita, insensibile, vuota.. a tratti invisibile.>>. La guardai incredula, le sue parole continuavano a riecheggiare  nella mia mente senza trovare un giusto significato; e lei alla mia espressione, sorrise. <<Non ti rammaricare.. da questa “apparente quiete” non puoi fuggire, ma soccombere lentamente… e poi alla fine potrai essere libera.>>; e quelle furono le ultime parole che disse, prima di svanire nella nebbia. Rimasi seduta lì, mentre i ricordi si proiettavano davanti a me… e rividi quel viso, quei occhi smeraldi e tutti i momenti che avevamo condiviso. Era straziante, ma in qualche strano modo rilassante.. perché per una volta ero stata felice davvero. E avrei tanto voluto che durasse…

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